a cura della Redazione di ASLA
Il ‘Rapporto annuale sull'Avvocatura’, realizzato dal Censis per la Cassa Forense, documenta il danno all’immagine
causato dal cattivo funzionamento del sistema giudiziario
Il ritratto che emerge dal 'Rapporto annuale sull'Avvocatura', pubblicato quest’anno dall’Istituto Censis per incarico della Cassa Nazionale Forense, non è certo dei migliori. Mostra una categoria professionale messa a dura prova dalla crisi economica degli ultimi anni, danneggiata nell'immagine dai guasti e ritardi provocati dal farraginoso sistema giudiziario italiano, e che ha perso prestigio sociale e autorevolezza agli occhi dei concittadini.
Eppure il Rapporto documenta anche elementi percepiti come ampiamente positivi nella professione forense: la dinamicità (caratteristica indicata dall'82% dei soggetti censiti), l'autonomia organizzativa, gli sviluppi di carriera e la possibilità di relazioni significative con il mondo politico e imprenditoriale. Resta inoltre importante la prospettiva di conseguire, col tempo, guadagni significativi e godere di un’ottima reputazione (fattori segnalati dal 72% dei giovani fra i 18 e i 34 anni).
Si noti però che per la grande maggioranza degli intervistati il numero degli avvocati in Italia è eccessivo (eravamo circa 250.000 a fine 2015, ponendoci fra i tre Paesi europei con il più alto rapporto legali/abitanti, insieme alla Spagna e al piccolo Liechtenstein). In Italia ci sono in media 4 avvocati ogni mille abitanti, con punte di circa 6-7 per mille in regioni del sud quali Calabria, Campania e Puglia (mentre Piemonte, Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta scendono a una media di 2 per mille o meno). Comunque un’enormità, rispetto a nazioni a noi simili in Europa, come Francia, Germania e Regno Unito!
L’Italia realizza invece un buon progresso nel settore delle pari opportunità professionali di genere: da noi il 53% degli avvocati sono uomini e il restante 47% donne (rispetto a una media europea del 56-44% fra uomini e donne).
Ma la perdita di prestigio dell’Avvocatura nel suo complesso, a cosa è dovuta principalmente?
Secondo il Rapporto Censis, il 60% degli intervistati ritiene che la figura dell'avvocato sia danneggiata principalmente dal cattivo funzionamento del sistema giudiziario, che per ben tre censiti su quattro non garantisce pienamente la tutela dei diritti fondamentali dei cittadini, con un progressivo peggioramento nel tempo (solo il 4% ritiene che la situazione sia invece migliorata). E più della metà degli intervistati segnala di aver rinunciato almeno una volta alla tutela di un proprio diritto a causa della sfiducia nel sistema giudiziario.
I legali stessi, a loro volta interrogati a campione dal Censis, segnalano i gravi effetti negativi della crisi economica: per il 44% di essi il fatturato è diminuito nell’ultimo biennio (la percentuale sale al 49% tra gli avvocati del sud), con un 30% che dichiara di essere riuscito a mantenerlo “stabile”.
E se si guarda ai settori di specializzazione? Prevale sempre la generica area ‘civilistica’ (54%), seguita a distanza dal diritto penale (11%) e di famiglia (9%, ma tra le donne avvocato la quota sale in questo caso al 14%). Le materie in cui maggiormente vengono esercitate le competenze dei legali facenti parte degli Studi aderenti ad ASLA restano di gran lunga minoritarie (diritto societario 3%, diritto internazionale 1%).
Ma fra i compiti di ASLA e degli Studi Legali Associati che ne sono membri vi è sicuramente quello di diffondere la cultura e pratica dell’esercizio della professione in forma associata secondo le metodologie più aggiornate, con vantaggi organizzativi, gestionali e di specializzazione che consentono sicuramente di migliorare almeno in parte la situazione descritta in generale dal Censis nel suo rapporto. Continuiamo quindi a darci da fare nel 2017!