di Amalia Di Carlo
L' agenzia ICE (già ‘Istituto nazionale per il Commercio Estero’) ha pubblicato una Guida pratica alla proprietà intellettuale negli Stati Uniti. In questa intervista, l'Avv. Gabriel Cuonzo (Studio Trevisan & Cuonzo) ci spiega come muoversi in quel mercato, tenuto conto delle differenze normative
Domanda: Avvocato Cuonzo, il Suo Studio è ben noto (fra l’altro) nel settore della proprietà intellettuale. Lei conoscerà sicuramente bene la ‘Guida pratica alla proprietà intellettuale negli Stati Uniti’ recentemente pubblicata dall’agenzia ICE. Può aiutarci a comprendere quali sono le principali informazioni che un'azienda italiana operante (o interessata a operare) negli USA deve conoscere?
Risposta: Ovviamente dipende dal settore industriale. In linea generale, il mercato statunitense impone standard regolatori (in particolare norme sulla sicurezza dei prodotti e la responsabilità del produttore) molto più elevati della maggior parte dei Paesi dell’Unione Europea. Per alcuni settori, tra cui l’automotive, il farmaceutico e il medicale, occorre un'altissima attenzione, data l’estrema severità della legislazione USA. Il lancio di un prodotto italiano negli USA dev’essere preceduto da un'accurata verifica di compliance legale, per cui è altamente consigliabile l’assistenza di uno studio legale americano. Per quanto riguarda in particolare la proprietà intellettuale, l’impresa italiana dovrebbe impostare la propria strategia di marketing negli USA avendo presenti i possibili diritti di proprietà intellettuale preesistenti, a favore di terzi, in tale mercato. Un buon lavoro preparatorio può e deve essere condotto almeno dodici mesi prima del lancio di prodotti negli Stati Uniti, attraverso l’analisi dei brevetti e marchi che vi risultano in vigore e possono costituire un ostacolo – potenzialmente letale – alla penetrazione in quel mercato.