28Mar2013

Uno «statuto» per i collaboratori

Il Sole 24 Ore del 28 marzo 2013
Intervista a Giovanni Lega

di Maria Carla de Cesari

Scarica l'articolo in formato .pdf

I giovani collaboratori di studio hanno doveri e diritti. A cominciare dal diritto a un corrispettivo e alle tutele in caso di malattia e di maternità, fino alla quantificazione dei permessi di studio per preparare l'esame di Stato.

In assenza di una disciplina per legge, l'associazione dei grandi studi legali ha messo a punto un protocollo volontario per delineare il rapporto con i collaboratori. «Da tempo l'Associazione - spiega Giovanni Lega, presidente di Asla - ha formalizzato un documento di best practice i cui obiettivi principali sono di fornire ai collaboratori e agli studi legali indicazioni certe per lo sviluppo del percorso professionale.

Nei nostri studi i collaboratori percepiscono compensi adeguati all'età, all'esperienza e ad altri indicatori individuati singolarmente; ci sono tutele uniformi e idonee per la maternità, per le assenze dallo studio per prepararsi a sostenere gli esami di abilitazione, oltre che, in molti casi, polizze speciali per malattie o infortuni».
Le Linee guida di best practice degli studi aderenti ad Asla puntano a valorizzare il merito, da una parte con il riconoscimento di un corrispettivo economico, dall'altra con l'individuazione di un percorso di crescita professionale preciso, su cui i partner dello studio hanno l'obbligo di fare, periodicamente, il punto con i collaboratori.
Il modello Asla può essere esportabile, nel momento in cui all'interno dell'avvocatura - giusto dopo l'approvazione della riforma forense - si è aperto il dibattito sull'opportunità di definire la figura del legale-dipendente? Probabilmente no, per Giovanni Lega, perché nella professione manca qualsiasi aggancio quantitivo alla meritocrazia.

«Che senso ha -  chiarisce Lega - che un presidente di un Ordine del Sud, con 12mila euro di reddito l'anno, abbia 18 praticanti? Forse, in quel caso, sono i praticanti a offrire un sostegno economico al titolare di studio».
Eppure, al di là dei facili populismi, passa forse anche da canoni reddituali, con il giusto compenso per chi collabora nell'attività professionale dello studio, la possibilità di far crescere qualitativamente la professione.