28Giu2016

Private Equity: 21 operazioni a inizio 2016

di Amalia Di Carlo

Un settore cruciale per le imprese: le indicazioni del rapporto dell'Osservatorio rivate Equity Monitor di LIUC–Università Cattaneo sulle attività rilevate nel primo trimestre di quest’anno

Secondo i dati emersi dall'indagine condotta nei primi tre mesi del 2016 dall’Osservatorio Private Equity Monitor di LIUC–Università Cattaneo, le nuove operazioni di Private Equity (PE) registrate sono 21. Il numero è in linea rispetto alle 22 operazioni del primo trimestre del 2015, e ciò che appare un netto calo rispetto al dato registrato nell’ultimo trimestre del 2015 risulta in realtà fisiologico, in considerazione del consueto incremento di attività alla fine dell'anno.

Il 2015, ad ogni modo, sarebbe un anno da emulare per il PE, come attestato dal quindicesimo Rapporto dell’Osservatorio Private Equity Monitor (PEM) presentato lo scorso aprile: 'Un anno di grande ripresa per le operazioni di Private Equity’ – ha affermato al riguardo la Presidente di PEM, Dr.ssa Anna Gervasoni – ‘l’anno scorso siamo tornati a un nuovo record delle attività, come quelle registrate negli anni precedenti alla crisi del 2008'.

Dal punto di vista della distribuzione territoriale delle operazioni, nel corso del 2015 la Lombardia (la regione da sempre più attiva nel settore) ha registrato il 46% sul totale; seguono l’Emilia-Romagna  (16%), il Friuli-Venezia Giulia (8%) e il Veneto (7%).  Sei il numero degli investimenti per il Piemonte e solo tre le operazioni realizzate al Sud, due in Sicilia e una in Campania.

Gli operatori più attivi sono risultati Clessidra (che ha chiuso il 2015 con 5 operazioni, tra cui un ‘add-on’), seguita da Ardian e Assietta Private Equity (con 4 investimenti all’attivo per ciascuna).

Nel corso dello scorso anno, inoltre, le imprese familiari hanno fatto registrare un importante incremento rispetto al 2014 (61% del totale delle operazioni, rispetto al precedente 47%), mentre le cessioni di rami d’azienda da parte di gruppi nazionali hanno subito un decremento (13% contro il 20% del 2014). In calo anche i ‘secondary buy out’ (20% rispetto al 24%); stabile invece la cessione di quote di minoranza tra operatori (6% del totale). Infine, nessuna cessione di rami d’azienda da parte di imprese straniere (erano l’1% nel 2014).

Tornando ai primi tre mesi del 2016, le operazioni di ‘buy out’ hanno rappresentato circa il 63% del totale (dal 77% del primo trimestre 2015), con aumento invece delle ‘expansion’ (32% a fronte del 16% per l'intero 2015).

Un ultimo dato incoraggiante: gli investitori stranieri tornano a guardare con interesse il nostro Paese, e a essi hanno fatto capo complessivamente il 37% delle operazioni. Vedremo cosa accadrà nei prossimi mesi.