30Giu2016

Il Summit in Vaticano del 3-4 giugno

di Giovanni Lega, Vittorio Turinetti di Priero e Barbara de Muro

Tre avvocati di ASLA raccontano lo straordinario evento a Roma voluto da Papa Francesco contro la schiavitù nel mondo
 

UN RACCONTO, di Giovanni Lega (Presidente di ASLA):

Tutto è cominciato nel marzo scorso, quando in un incontro con il Cardinale Marcelo Sorondo Sanchez presso l'Accademia Pontificia delle Scienze Sociali in Vaticano, ad ASLA è stato chiesto di cooperare nell'organizzazione di un convegno da svolgere il 3-4 giugno in Vaticano, dal titolo ‘Judges’ Summit on Human Trafficking and Organized Crime’, con la partecipazione di oltre cento Magistrati provenienti da ogni parte del mondo.

L' idea, semplice ma di straordinario valore, era dello stesso Papa Francesco: portare a confronto gli operatori della giustizia che globalmente, da decenni, combattono fra mille difficoltà le potenti organizzazioni criminali che sfruttano e avviliscono l’umanità più bisognosa di sostegno, e creare così una rete di conoscenze e rapporti per lo studio, condivisione, diffusione e applicazione delle relative normative e precedenti giuridici.

Due Studi Membri della nostra Associazione hanno fornito un contributo importante al progetto, distaccando in Accademia i giovani Colleghi Ludovica Palla (Studio Pavia e Ansaldo) e Gianmarco Rao (Studio Macchi di Cellere e Gangemi), che per quasi tre mesi hanno partecipato a ogni aspetto organizzativo dell’evento coinvolgendo – sulla base delle indicazioni dei nostri Studi – molti Magistrati esperti di questo complesso e delicato settore: lavoro assiduo e paziente, che ha meritato il plauso degli addetti al progetto e dello stesso Card. Sorondo Sanchez.

L'evento è stato interessante, illuminante, elettrizzante, sia per l'eccellenza dei partecipanti che per il livello e il contenuto delle decine di interventi succedutisi nei due giorni, fra cui quelli di Magistrati italiani di altissimo profilo.

L’intervento del Santo Padre ha costituito per me (e per tutti i partecipanti: uomini e donne non certo ingenui, abituati ad affrontare ogni giorno situazioni tragiche e individui pericolosi e senza scrupoli, trafficanti in esseri umani, sfruttatori di donne e bambini, schiavisti, scafisti e gente simile) un’esperienza davvero meravigliosa, straordinaria, posso dire mistica.

Non solo Papa Francesco, in meno di un’ora, ha saputo riassumere e illuminare per tutti il senso dei lavori e molte delle tematiche trattate, ma dopo la conclusione ha voluto intrattenersi all’esterno con i partecipanti nel modo più semplice, conversando, sorridendo e accettando di prestarsi a numerosi ‘selfie’, e sottoscrivendo infine per primo (sul tetto della ‘Papamobile’!) la Dichiarazione di lotta al traffico umano e alla schiavitù.

E ASLA? Il nostro contributo, riconosciuto ufficialmente dal Vaticano con l’inserimento del logo della nostra Associazione nella presentazione dell’evento (v. locandina qui), è stato molto apprezzato – con invito ad assistere per ulteriori manifestazioni sui temi del diritto e della difesa della legalità. Non ci sottrarremo.

 

UNA CRONACA, di Vittorio Turinetti di Priero (Studio LCA):

Il 3 e 4 giugno 2016 la Pontificia Accademia delle Scienze Sociali ha organizzato un importante summit di giudici e procuratori provenienti da tutto il mondo per discutere sul traffico di esseri umani e sulle nuove forme di schiavitù, con l’intervento di Papa Francesco.

Ai lavori hanno partecipato in qualità di uditori anche il Presidente di ASLA, Giovanni Lega, la Vicepresidente e coordinatrice di ASLA Women, Barbara de Muro, e altri membri del Comitato Esecutivo della nostra Associazione, fra cui gli Avv.ti Steven Sprague (Studio Castaldi and Pertners), Giuseppe Giacomini (Studio Conte e Giacomini) e Emanuele Montemarano (Studio Montemarano).

Nell’eccezionale cornice della ‘Casina Pio IV’, all’interno dei Giardini Vaticani, gli interventi si sono susseguiti a ritmo davvero incalzante e il discorso del Papa la sera del 3 giugno ha costituito il vertice di due giornate di intenso lavoro.

È stato messo in luce il profondo disprezzo della dignità della vita umana da parte delle associazioni criminose, che considerano il traffico di essere umani una delle attività più lucrative e con un basso livello di rischio. Il Procuratore Capo di Roma, Cons. Giovanni Salvi, ha ricordato che un esponente di rilievo della criminalità organizzata italiana dichiarava che con i migranti si guadagna più che con la droga…

Il traffico di esseri umani nel mondo riguarda principalmente donne e bambini, quindi fasce già deboli soprattutto nei paesi in via di sviluppo, e che difficilmente sono in grado di far ricorso ai mezzi giudiziari o anche solo alle forze di polizia operative nei paesi di destinazione. La tratta di esseri umani si articola diversamente a seconda delle varie realtà geografiche: nelle nazioni occidentali coinvolge generalmente migranti provenienti da paesi del terzo mondo, che vengono avviati al lavoro nero o alla prostituzione, mentre nei paesi in via di sviluppo il traffico riguarda principalmente le fasce deboli e più povere della società.

L’argomento cardine attorno a cui ha ruotato il dibattito – e l’intervento dello stesso Papa Francesco – è stato la necessità di collocare la vittima del traffico al centro dell’attività giudiziaria.

Da più parti è stato segnalato come sovente le stesse vittime non si percepiscono come tali. Si tratta di persone che devono affrontare grandi barriere linguistiche, culturali e sociali prima di potersi rivolgere alla magistratura, e che si trovano sovente in una tale situazione di terrore e sudditanza psicologica, da aver paura di denunciare i propri aguzzini. Solo la cura e attenzione nell’accogliere e comprendere le difficoltà incontrate dalle vittime, liberandosi da idee preconcette e resistendo alle pressioni esterne, permettono ai magistrati di svolgere in modo pieno ed efficace la loro funzione.

I partecipanti hanno convenuto sulla necessità di garantire la maggior collaborazione possibile tra le forze dell’ordine dei vari paesi coinvolti nel traffico e i magistrati che si occupano delle inchieste. I trafficanti hanno infatti affinato le proprie tecniche e fanno transitare le persone per diversi paesi, in modo da confondere le proprie tracce e rendere sempre più difficile l’individuazione dei veri responsabili.

Il Santo Padre ha lanciato un segnale forte sulla necessità di creare consapevolezza di questo dramma attraverso ‘un moto trasversale e ondulare, una <buona onda> che abbracci tutta la società dall’alto in basso e viceversa, dalla periferia al centro e viceversa, dai capi fino alle comunità, e dai popoli e dall’opinione pubblica fino ai più alti livelli dirigenziali’.

L’invito finale, ai giudici e al mondo intero, è di attuare la risoluzione dell’ONU che prevede di ‘Adottare misure immediate ed efficaci per sradicare il lavoro forzato, porre fine alle forme moderne di schiavitù e alla tratta di esseri umani, e assicurare il divieto e l’eliminazione delle peggiori forme di lavoro infantile, inclusi il reclutamento e l’utilizzo di bambini soldato, e, al più tardi entro il 2025, porre fine al lavoro infantile in tutte le sue forme’.

A tutti, giudici, avvocati, cittadini, l’obbligo morale di fermarsi e riflettere su un fenomeno, quello della schiavitù e della tratta di essere umani, che nella storia dell’umanità ha cambiato forma ma non si è mai spento: anzi, continua a essere uno dei più odiosi crimini sistematicamente perpetrati a danno dei più deboli e poveri a livello globale.

 

UN COMMENTO, di Barbara de Muro (Studio Portale Visconti):

Magistrati da tutto il mondo riuniti in Vaticano per discutere di tratta di essere umani, una delle più aberranti violazioni dei diritti umani rispetto alla quale nessuno di noi, rappresentanti di ASLA invitati a partecipare come osservatori, è riuscito a mantenere il distaccato atteggiamento di ‘giurista’.

Pur certamente apprezzando il livello qualitativo degli interventi giuridici succedutisi senza sosta per due intense giornate con relazioni su casi processuali, procedure di coordinamento degli interventi tesi alla prevenzione e al contrasto della tratta di persone e misure volte all’assistenza e reintegrazione sociale delle vittime, sono state le testimonianze dell’impegno quotidiano di tanti magistrati nella lotta contro la mercificazione degli esseri umani e il crimine organizzato –così come il volto della giudice Leslie J. Abrams, che da giovane procuratrice si rendeva sempre reperibile sul cellulare da ognuna delle vittime dei casi di cui si occupava, la grinta della giudice peruviana Rosario López Wong, l’equilibrio della olandese Corinne Dettmeijer-Vermeulen, il sofferto racconto del giudice Richard W. Story – ad aver lasciato in me un segno indelebile.

Ed è la teoria del piccolo passo (‘un caso alla volta, una vittima alla volta’) quella che il giudice americano Richard S. Moultrie ci ha indicato come strada per contribuire, da singoli e nelle organizzazioni più sensibili, a realizzare l’imperativo morale di eliminare la schiavitù moderna.

Proprio con questo spirito, certi che non lasceremo cadere nel nulla l’occasione che ci è stata offerta, noi avvocati e avvocate di ASLA abbiamo sottoscritto, seguendo l’esempio di Papa Francesco e di tanti illustri magistrati, la dichiarazione contro ogni forma di schiavitù nel mondo, che ritrovate qui.