28Nov2006

Studi legali associati: pregiudizi e miti da sfatare

La sempre maggior diffusione in Italia degli studi legali associati, e la loro crescente dimensione e organizzazione, hanno destato in parte dell’avvocatura tradizionale forti preoccupazioni ed un atteggiamento pregiudizialmente critico, tendente a contrapporre chi eserciterebbe davvero la nobile ed antica professione intellettuale (gli avvocati tradizionali, svolgenti prevalentemente l’attività giudiziale in piccoli studi) a chi presterebbe servizi legali nell’ambito di vere e proprie imprese legali (gli avvocati facenti parte di studi associati medio-grandi più moderni ed organizzati).

L'introduzione, con il d.l. 223/2006 (c.d. decreto Bersani sulla competitività), di disposizioni che si propongono di tutelare il cliente-consumatore, ha ulteriormente alimentato il timore dell’avvocatura tradizionale che i piccoli studi legali non riescano a sopravvivere e possano essere schiacciati dalla concentrazione dei grandi studi, timore che non ha mancato di manifestarsi anche in occasione del 28° Congresso Nazionale Forense tenutosi a Roma dal 21 al 24 settembre 2006.

Molti degli argomenti più frequentemente usati contro gli studi associati medio-grandi rivelano una limitata conoscenza del fenomeno e pregiudizi tanto diffusi quanto infondati.

Con il presente intervento ASLA, associazione che già riunisce molti studi legali associati italiani di medie e grandi dimensioni (ed aperta all’adesione di altri studi), intende fornire un contributo alla miglior conoscenza della realtà degli studi associati e stimolare un sereno ed obiettivo dibattito sull’argomento.

La pubblicazione, realizzata a cura di Fabio Cappelletti, è disponibile in formato PDF, in formato MOBI per Kindle e in formato EPUB per altri lettori di eBook.